sabato 29 settembre 2007

Digital Divide

Spesso e volentieri mi rendo conto di quanto la cultura digitale sia arretrata in questo paese, ma talvolta la realtà supera ogni mia pessimistica impressione.

Da quando uso assiduamente RSS compro molto meno i giornali, ma ogni tanto, per leggere l'opinione di questo o quell'articolista, o per avere qualcosa da leggere - diciamo - in ritirata, torno a devolvere quell'obolo al mercato della carta stampata.

Da Repubblica di oggi due cose che mi hanno dato il metro dell'"arretratezza digitale" che affligge il nosto paese:

1. Pagina 4, a corredo del dossier sulla Manovra 2007, e sottolineo 2007, un non-box in alto a destra (sotto un'immagine circolare) informa il lettore della circostanza che
"Il governo rilancia anche l'utilizzo delle e-mail per la comunicazione al posto della carta".
Solo adesso? Andiamo bene.
Sigh.

2. Solo 3 pagine più avanti, a pagina sette, pubblicità del numero dell'Espresso oggi (credo) in edicola; copertina dedicata a Beppe Grillo. "Internet. Sesto Potere", sottotitolo "Prima la TV ora la Rete. Dopo il caso Grillo il Web sotto processo. È democratico o è un nuovo grande fratello?"
Ma siamo nel 2007! All'estero le più grandi penne ed una folta comunità di intellettuali sono titolari di blog noti e trafficati, le reti civiche sono strumenti di governo diretto del territorio, ed i dissidenti hanno modo di esprimersi con costi molto bassi, attuando, di fatto, una forma di democrazia diretta molto interessante; e da noi si dibatte se sia un nuovo Grande Fratello? Ma poi che c'entra il tema della sorveglianza continua con il tema della democrazia diretta? Ho l'impressione che si tenda ad accomunare fatti non relazionati per il solo fatto che accadono in Internet. Leggo l'articolo on line e vedo di capirci qualcosa.....

Ah, e se qualcuno, a parte me, legge questo blog, i commenti sono ben accetti

EDIT: Ok, ho letto l'articolo a firma di Alessandro Gilioli. Il tema Grande Fratello non si riferisce alla sorveglianza, quanto piuttosto alla persuasione occulta e all'impoverimento dei messaggi (errore mio): partendo dallo stringato video con cui Hillary Clinton ha dato il via alla sua campagna sul web per le primarie, Gilioli inizia un parallelismo con Grillo che, mi spiace dirlo, non sta affatto in piedi. Il successo di Grillo non dipende affatto dall'uso di toni forti e del "Vaffanculo nella politica" tanto per citare l'articolo, nè dall'impoverimento dei messaggi, ma proprio dall'approfondimento su certi temi scomodi o controversi che i media tradizionali, per paura o per mancanza di interesse diretto, non coprono affatto. Il successo di piazza di Grillo, viceversa, come evidenziato, fra gli altri, da Paolo Valdemarin e da Massimo Mantellini sui loro blog, dipende invece da un passaparola che con Internet c'entra meno di quel che sembri: di quelli che sono scesi in piazza, solo una piccola parte erano frequentatori del blog, gli altri, come si dice, ne hanno solo sentito parlare.
A ciò si aggiunge la consapevolezza di certi meccanismi virali tipici del mezzo dello staff del comico genovese, che è sfociata in azioni su Flickr e Youtube che hanno fatto da cassa di risonanza dell'iniziativa V-Day.



Nota per il prossimo futuro: dare una lettura a 'Impigliati nella Rete' del docente di marketing Paolo Landi citato nell'articolo di Gilioli

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